Incroci di cultura
Domenica 20 ottobre presso la sede dei musei civici Santa Caterina di Treviso l’evento Incroci di cultura organizzato da AIS Veneto ha riunito i produttori del territorio per raccontare i vini ottenuti dalle varietà Incrocio Manzoni.
Parlo al plurale perché nonostante il 6.0.13 sia l’incrocio di maggiore successo del professor Luigi Manzoni, in realtà sono anche altri gli incroci che, seppure in piccole quantità, vengono tutt’ora vinificati da alcuni produttori.
Il fascino dell’Incrocio Manzoni bianco
Sono affascinato da sempre dalla varietà Incrocio Manzoni 6.0.13, oggi per me uno dei vitigni più interessanti del territorio. Per molti è considerato un vitigno nobile, ma al tempo stesso forse non è ancora “chiacchierato” come meriterebbe. Quando tendenzialmente chiedi un bianco veneto, non è sempre fra le prime scelte del consumatore medio, o è quasi banalizzato, e me ne dispiace.
La possibilità di parlarne e degustare coi produttori è sicuramente il modo migliore per approfondire un vitigno e un vino che invece per me sono di notevole interesse. Ottenuto dall’incrocio fra Riesling X Pinot bianco, l’Incrocio Manzoni è un vino in grado di affascinare nel calice per la sua intensità e freschezza ma anche complessità. L’aspetto che senz’altro preferisco è il fatto che sia un vino potenzialmente longevo, in grado di donare col tempo sentori ancora più evoluti e soddisfacenti. Ultimo aspetto positivo, la versatilità. Potete bere un buon Incrocio Manzoni bianco fermo e secco, ma anche delle intriganti versioni spumantizzate e perfino (raro!) passite.
Gli altri incroci
Quelli che il professor Manzoni condusse a partire dagli anni 30 furono diversi esperimenti di incrocio e ibridazione. Lo scopo era trovare nuove varietà che potessero essere produttive e adattarsi favorevolmente al territorio ed essere più resistenti alle fitopatologie.
Oltre all’Incrocio Manzoni bianco gli incroci più conosciuti sono ancora il Manzoni rosso (Glera X Cabernet Franc), il Manzoni moscato (Raboso Piave X Moscato d’Amburgo), il Manzoni rosa (Trebbiano X Traminer). La loro produzione è molto limitata ma ancora attuale per alcune realtà. Parliamo invece come zona di diffusione dell’area della Marca Trevigiana che include principalmente il Coneglianese e la zona Piave .
La degustazione
Scoprire le sfumature dell’Incrocio Manzoni è sempre interessante e durante la degustazione di domenica non sono mancati diversi nuovi entusiasmanti assaggi. Eccovi una piccola lista di cantine e assaggi suggeriti fra le mie preferenze.
Cantina Cirotto
Con cantina Cirotto siamo ad Asolo e la loro è una delle mie realtà vitivinicole preferite soprattutto quando si parla di Manzoni. Stimati produttori anche di Prosecco di Asolo DOCG, si distinguono per aver investito molto anche nella valorizzazione del Manzoni bianco. Presenti a Incroci di cultura con lo storico Costalunga, omonimo del vigneto dove è coltivato il Manzoni, è un vino che ho ormai degustato diverse volte e in diverse annate, apprezzandone lo standard elevato di qualità nel tempo. Proprio il Costalunga di Cirotto è stato fra i primi Incrocio Manzoni con cui ho potuto testare l’incredibile longevità di questo vino, riuscendo ad assaggiare anche bottiglie con diversi anni alle spalle che mi hanno regalato emozioni uniche. L’azienda propone anche l’Incrocio Manzoni in versione metodo classico, il Sogno, di cui esiste perfino una versione Riserva. Una delizia di estrema eleganza e complessità, una chicca per veri intenditori ed appassionati.
Villa Canthus
Altra realtà a cui sono affezionato e con cui ho avuto il piacere di collaborare è Villa Canthus, piccola azienda familiare collocata a Fossalta di Piave (ve ne parlavo qui). Fra i loro vini che preferisco oltre all’Incrocio Manzoni bianco c’è anche un altra varietà tipica, il Raboso, squisito nelle versioni giovani e nella riserva Altichiero. Ma Villa Canthus è anche fra le pochissime aziende (3 in tutto) che producono anche la varietà Manzoni rosso. Questo vitigno nacque in realtà per errore. Il professor Manzoni voleva infatti unire la varietà Glera e il Sauvignon bianco, sfruttando la potenziale produttività del Glera e la qualità del Sauvignon, ma impiegò erroneamente una varietà a bacca nera, che si pensava essere Cabernet Sauvignon. Negli ultimi anni alcuni studi hanno invece precisato che si tratta di Cabernet Franc. L’azienda lo produce prevedendo un minimo di passaggio in legno, che a mio avviso dona al vino una piacevole complessità. Da provare e prenderne perché le bottiglie sono poche e vanno a ruba!
Luigino Molon
Ed ora una delle aziende che ho incontrato per la prima volta, Luigino Molon. Mi sono piaciuti per la loro proposta di Incrocio Manzoni frizzante, un vino estremamente gradevole e vivace. La cantina ha deciso di proporre questa versione perché i terreni su cui viene coltivato il Manzoni tendono a dare molta struttura quindi si è pensato di dare una mise più sbarazzina che tuttavia riesce a risaltare le qualità aromatiche e la buona intensità del vitigno. Buoni anche il loro Raboso rosato frizzante, ben bilanciato fra acidi e zuccheri senza risultare banale, e il loro Manzoni moscato dolce, varietà spesso impiegata in questa versione ma che si trova anche in proposte extra brut o extra dry. Fra quelli che ho assaggiato finora riscontro sempre la capacità di essere quel “dolce ma non troppo” che può essere gradito a chi non ama molto gli spumanti dolci. Ottimo anche col tiramisù!
Setteanime
Altra realtà inedita per me è l’azienda Setteanime da Negrisia. Presenti all’evento con due Manzoni di annate diverse, 2019 e 2018. Incredibile come un solo anno di differenza possa rivelare interessanti diversità nel calice. Sono entrambi da bere non eccessivamente freddi, per risaltare l’intensità e la buona struttura del vino. Buona componente minerale, sfumature di idrocarburi e piacevoli note erbacee e di fiori gialli. Entrambe le annate, nonostante la 2018 fosse caratterizzata da maggiore avvolgenza, hanno dimostrato molta freschezza, sembravano vini molto più giovani! Molto accattivante anche il loro Raboso annata 2016. Il vino affina per 3-4 anni in legno, e si esprime con note ampie ed intense, complesse nei sentori di frutta matura e spezie, ma anche sottobosco e terriccio. Molto elegante, ha una beva avvolgente e ricca, persistente. Mi è piaciuta l’uscita della proprietaria, “un bicchiere di Raboso fa bene all’anima, e anche quando hai il raffreddore”. Come non darle ragione!
Collalto
Storica cantina di produzione sita a Susegana, è insieme a Villa Canthus fra le aziende che producono anche l’incrocio Manzoni rosso. La loro proposta presenta maggiore freschezza, ma nonostante le note meno terziarie risulta di piacevole lunghezza al sorso, con un sapore più asciutto e avvolgente e piacevoli richiami erbacei. Inedito l’assaggio del loro Incrocio Manzoni Rosa, un vino fresco, delicatamente aromatico perfetto da abbinare a piatti freschi e leggeri. Intrigante nelle note di uva spina e ribes bianco. Buono anche il loro Incrocio Manzoni bianco, il più giovane – vendemmia 2023 – che assaggio all’evento. Sicuramente come gli altri ha lunga vita davanti, ma ne ho apprezzato la bella personalità che si manifesta già da ora.
Maso Thaler
Con Maso Thaler ci spostiamo in provincia di Bolzano, e il loro Manzoni bianco è un vino che risente di una posizione geografica/climatica diversa da quella più tipica veneta. Maggiore freschezza e tensione nell’assaggio, ottima spinta aromatica e note minerali, ma anche erbacee e mentolate. Solo 2500 bottiglie prodotte di questo vino!
Frassinelli
Di cantina Frassinelli da Mareno di Piave ho apprezzato molto la proposta spumantizzata di Incrocio Manzoni. Come accennavo all’inizio, essendo una varietà versatile, si presta anche ad altre versioni. Una buona bollicina, asciutta, per cui sono previsti 90 giorni di Charmat. Fragranti note vegetali ed erbacee, con ulteriori cenni di cera d’api, beva avvolgente e piena, di buona acidità e intensità.
Ornella Bellia
Un’altra cara conoscenza è la cantina Ornella Bellia da Pramaggiore, che ha portato all’evento ben 3 annate diverse di Incrocio Manzoni, e anche la chicca per cui godono di esclusiva, ovvero l’Incrocio Manzoni passito. Il confronto fra le 3 annate è stato interessante per godere delle micro differenze e osservare come questa varietà tenda a inspessire la propria complessità organolettica col passare del tempo. Il passito è davvero una squisitezza da provare!
Terre Grosse
Ancora sapori familiari con Terre Grosse, altra realtà di cui ho parlato in questo blog, di cui apprezzo diversi vini fra cui le proposte di metodo ancestrale degli autoctoni Grapariol e Raboso. Il loro Incrocio Manzoni è un vino che prevede un passaggio in acciaio e brevemente anche in tonneau, e che mantiene dei piacevoli toni freschi e agrumati al naso, e al palato una vibrante acidità e freschezza. Ma sicuramente da scoprire è il loro Concreto, il Manzoni che fermenta e macera per 4/5 mesi in anfora e che affina ulteriormente in anfora dopo la svinatura. Ha note più complesse, sensazioni di fiori gialli secchi, cera d’api, palato di buona struttura, freschezza, se lo si bevesse alla cieca potrebbe quasi confondersi con un rosso giovane. Sicuramente intrigante la sua potenziale longevità!
Vittorio Comini
Finisco questa carrellata con un vino dell’azienda Vittorio Comini da Rovigo, che in realtà non è Manzoni bianco ma Mottarella, un vitigno di cui non conoscevo neanche l’esistenza. L’azienda lo ha portato insieme ad altri vini ottenuti da varietà minori (e ovviamente al Manzoni bianco), ma questo mi ha intrigato particolarmente. Proposto in versione rifermentata, si è rivelato un vino piacevolmente stuzzicante, dal profilo erbaceo, una bollicina molto fine e bella fragranza.
Con questa carrellata di assaggi spero di avervi incuriosito e ispirato a conoscere questa varietà dalle infinite sfumature e potenziale. Conoscere i tesori del proprio territorio è sempre una delle avventure più belle e gratificanti. Ringrazio AIS Veneto per l’iniziativa di valorizzazione e l’organizzazione dell’evento.
Alla prossima!