Di vino in Valle d’Aosta (seconda parte)

Seconda parte dedicata alla Valle d’Aosta del vino, oggi con i vini dell’azienda Les Cretes di Aymavilles. Se vi siete persi la prima parte dedicata alla realtà di Rosset Terroir potete leggerla qui.

Piccola premessa sulla posizione dell’azienda. Un panorama mozzafiato, uno scorcio di Valle che apre la vista su alcuni bellissimi castelli (fra cui quello proprio di Aymavilles, di Sarre o Saint Pierre) e un intreccio di pendii spettacolari. Per visitare Les Cretes potete prendere appuntamento per una degustazione guidata al “rifugio del vino” con vista su questo ben di Dio. In alternativa, come ho fatto io, se siete di passaggio potete chiedere di assaggiare qualche vino e poi perdervi fra le stradine che offrono la vista spettacolare.

Anche con Les Cretes ci troviamo a parlare di una realtà che ha saputo dare prestigio alla produzione enologica valdostana. L’azienda attuale nasce nel 1989 con Costantino Charrère, ma da generazioni la famiglia si occupava già di produzioni agroalimentari in quanto proprietaria sin dal ‘700 di un mulino ad acqua. Oggi Les Cretes è delle più importanti realtà locali. La produzione conta oltre 200mila bottiglie, numeri abbastanza importanti considerando se vi ricordate le premesse in termini di quantità per il territorio valdostano. Un’azienda che ha saputo e potuto farsi conoscere così anche oltre i propri confini, facendosi portavoce e testimone di una zona che nonostante le difficoltà, sa regalare complessità e personalità ai vini qui prodotti.

Proprio grazie a Costantino Charrère l’azienda ha da sempre puntato a valorizzare il territorio, operando con tecnologie fedeli alla tradizione ma accogliendo anche i sistemi più innovativi. Le etichette vedono protagoniste varietà tipiche e autoctone ma anche qualche internazionale. Dei vini degustati ho potuto apprezzare un’ottima qualità, scoprendo alcuni dei sapori più autentici di questa magnifica regione.

I vini

Rosé Valle d’Aosta

Primo assaggio con questo rosato dall’anima vivace e sbarazzina. Ci introduce il vitigno Petit rouge, varietà autoctona, le cui uve crescono su vigne vecchie coltivate a una discreta quota. Ai sentori olfattivi abbastanza freschi e delicati, segue un sapore più esplosivo ed intenso con un bel richiamo minerale. Non un vino impegnativo, nonostante la gradazione di 13 gradi, eppure con una appagante sostanza!

Chambave muscat 

Fresco e slanciato, è un vino che si fa apprezzare per la sua qualità aromatica, intenso nei profumi dove sentori più fruttati di pesca bianca e agrumi contrastano con toni più vegetali di erbe aromatiche. Garbato e rinfrescante anche al palato, dove si fa anche minerale e lievemente sapido.

Chambave muscat Les Cretes

Petite arvine “Fleur”

Una selezione di Petite arvine che risalta le doti di questa varietà. Un naso intenso, pieno, quasi grasso, dai richiami di agrumi, mandorla e sentori iodati. Avvolgente e di struttura al palato che, sostenuto nei suoi ben 15 (!) gradi, si articola con disinvoltura e ottimo equilibrio gustativo. Un vino da scoprire anche nel lungo tempo.

Petite arvine Fleur Les Cretes

Pinot nero

Vi ho già detto cosa ne penso di questo eccezionale vitigno e anche la proposta di Les Cretes mi ha conquistato! Si apre nel bicchiere con intense note di frutti rossi e una fresca speziatura, guidato da un’anima elegante e fine. Armonico anche nel sapore, offre piacevolezza di beva priva di spigoli grazie ai suoi tannini morbidi e il sorso avvolgente.

Pinot nero Les Cretes

Nebbiolo “Sommet”

Una selezione di Nebbiolo che ha offerto un gran bell’assaggio nel calice. Frutto di una meticolosa selezione e affinamento di un anno in botte più un altro anno in bottiglia, è un vino che regala piacevoli note terziarie e di evoluzione sostenute da una franca freschezza. Un vino raffinato, dai richiami di spezie, sottobosco, cenere, toni balsamici, cuoio e note di pino. Al palato asciutto, equilibrato, intenso e finemente persistente.

Nebbiolo Sommet Les Cretes

Fumin

Chiude gli assaggi il vino che forse mi ha colpito di più, ovvero il Fumin. Una varietà su cui l’azienda ha investito in quanto rischiava l’estinzione, e sugli inizi degli anni ’90 l’azienda decide di vinificarlo in purezza.  Forse lo amo un po’ per la sua anima più selvatica, carattere che mi piace trovare in diversi vini rossi. Bellissimi i suoi richiami ai piccoli frutti rossi selvatici, mirtillo e ribes, riccamente speziato e con ulteriori note di liquirizia. Il sorso è avvolgente, quasi morbido, di buona struttura e persistenza. Affina per 1 anno in barrique e poi ancora in bottiglia.

Fumin Les Cretes

Grandi tesori

Conoscere la Valle d’Aosta anche dal punto di vista della sua enogastronomia è stata la classica “ciliegina sulla torta”, perché da persona appassionata e del settore, la curiosità nell’ambito è sempre tanta. Non ho naturalmente esaurito questa curiosità perché sono ancora molte le realtà che meritano attenzione e conoscenza, ma di sicuro è un viaggio che complessivamente ho amato e che mi ha invogliato a tornare presto. Una Valle di piccoli e grandi tesori da scoprire, approfondire e assaporare.

A presto!