Re del Piave

Domenica 22 ottobre ero presente all’evento promosso da AIS Veneto Alla Corte del Raboso , una iniziativa ospitata fra le mura del centro storico di Treviso per celebrare ed approfondire il Raboso e i prodotti del Piave. Ho un amore viscerale per il Raboso e ciò che è legato al suo territorio, e ogni volta rimango affascinato dalla sua incredibile versatilità!

Da sempre questo vitigno mi insegna la più grande fra le verità che ci stanno dietro un calice. Ovvero: il tempo e la pazienza, nonché la cura della materia prima, sono ciò che donano a ciascun vino tutta quella componente emozionale che tanto ci piace degustare. Ma anche quanto sia fondamentale quella sinergia che si crea fra natura e viticoltore. Chi conosce nel profondo il Raboso, sa che è un vitigno che ama prendersi del tempo, non ha fretta di rivelarsi, non è ruffiano, per quanto anche nelle sue versioni più semplici regala piacevoli beve. Chi ha saputo valorizzare questo vitigno ha saputo andare oltre, osare, ma soprattutto aspettare.

Ho apprezzato in ciascun calice degustato all’evento l’impronta che ciascun produttore ha voluto dare al Raboso, ma in tutti ho sicuramente trovato anche un obiettivo comune. E’ quella voglia di celebrare il Raboso come un vitigno nobile, espressa dalla continua ricerca delle migliori tecniche per valorizzarlo.

Certo non si può prescindere da quel territorio straordinario che è la zona del Piave, dove il Raboso può crescere col suo animo impavido e la tempra robusta!

Mentre vi rimando a qualche appunto precedente dedicato al Raboso, vi lascio scoprire quali bottiglie mi hanno colpito di più nel corso della degustazione.

Prima una piccola “top 3”

1) Borgo Dus – Nervesa della Battaglia

Al primo posto cito i due vini degustati dell’azienda Borgo Dus di Nervesa. Si tratta di una piccolissima realtà, non solo produttrice di vino ma anche azienda agricola a km 0. Oltre al Raboso è presente anche il loro Manzoni bianco, e io ovviamente innamorato anche del Manzoni non posso non provare anche quello! Mi piace, è un Manzoni fresco, con un bel piglio minerale, note di agrumi freschi e un tocco di cera d’api. Ha tutte le premesse per fare un bel percorso evolutivo, ma sappiamo quanto il Manzoni possa essere super gradevole anche da giovane!

Il loro Malanotte invece è una bella sorpresa. Per un’azienda così giovane e – senza nulla togliere – così alle “prime armi”, il loro Malanotte è un Raboso che è stato colto a pieno. L’annata presente all’assaggio è una 2018, e rivela una piacevole profondità, intense note di cacao, prugna e pepe nero, sorso asciutto e austero. Premio decisamente l’impegno di Silvia, giovane leva!, nel suo contributo a valorizzare questa tipica varietà.

Incrocio Manzoni Borgo Dus Raboso Malanotte Borgo Dus

2) Tenuta San Giorgio – Maserada sul Piave

Tenuta San Giorgio è l’azienda con cui in realtà ho concluso il mio percorso di degustazione, e mi ha lasciato super soddisfatto. Assaggio il loro Brumanera Malanotte 2016, uno squisito e raffinato calice di Raboso. Qui la sua nobiltà è stata decisamente valorizzata, e alle sue note austere e robuste segue una bella raffinatezza e tannino equilibrati. Squisito anche il loro passito Reposum, che in etichetta cita “Vino da meditazione che dimostra eccellente attitudine all’invecchiamento“. Come dargli torto?? Incredibile piacevolezza, un’esplosione di frutti rossi, lampone, fragola e toni di cacao, sorso lievemente dolce, tannino equilibrato e vellutato.

Brumanera 2016 Malanotte azienda Tenuta San Giorgio Raboso passito Reposum azienda Tenuta San Giorgio

3) Antonio Facchin – San Polo di Piave

Con il Geron 2012 l’azienda di Antonio Facchin mi ha trasmesso altre notevoli emozioni. Raboso Piave in purezza, è ottenuto dalle migliori uve con l’aggiunta di una piccola parte di vino passito. Previsti almeno 48 mesi fra acciaio, barrique e riposo in bottiglia. In questa proposta le classiche note del Raboso si sono unite a una bella speziatura fresca, con note di pepe, poi più vegetale con qualche cenno di peperone. Il sorso asciutto e sontuoso non ha tralasciato una certa eleganza e persistenza.

Geron vino rosso azienda Antonio Facchin

Altri assaggi

Non posso non citare due certezze che anche se ormai conosco bene è sempre un piacere riconfermare, ovvero: azienda Cecchetto e Ornella Molon! Oltre ad essere pioniere del Raboso, sono due aziende che per me hanno rappresentato gli inizi del mio percorso nel mondo del vino, e trasmesso per prime l’amore per questo vitigno. Sempre il top assaggi come il Rosa Bruna metodo classico, il Raboso Piave e il passito di Cecchetto (per me IL passito di Raboso). Di Ornella Molon assaggio al banco il Malanotte 2015, prima volta che provo questa annata. Mi ha colpito per avere delle note più asciutte e meno improntate sul frutto, che arrivava solo secondariamente lasciando spazio a note più di sottobosco.

Raboso Piave Cecchetto Piave Malanotte 2015 Ornella Molon

Cantina Pizzolato – Villorba

Di Cantina Pizzolato ho provato il loro Barbarossa Malanotte, ottenuto con un 20% di uve appassite e passaggio fra botte grande e barrique. Asciutto, profondo, austero, presenta una piacevole nota di cacao e un sorso scorrevole ed equilibrato. Forse fra quelli degustati, il Malanotte più “immediato” che ho provato! Interessante anche il loro passito, il Donna Luna, che affina solamente in acciaio e mantiene una bella nota fresca, di melagrana e una punta di liquirizia, un sorso avvolgente ma delicato.

Barbarossa Malanotte azienda Pizzolato Donna Luna Raboso passito Pizzolato

Bonotto delle Tezze – Vazzola

Altra storica istituzione è l’azienda Bonotto delle Tezze di cui ho avuto modo di apprezzare altri vini in passato. Il loro Potestà 2020 è un Raboso giovane che affina circa 2 anni in legno più 1 anno in bottiglia. Mi piace perché ha una grinta succosa, affabile, che rende questo Raboso conviviale ma con quel qualcosa in più.

Potestà Raboso Bonotto delle Tezze

Sandre – Salgareda

Con cantina Sandre sono contento di aver trovato anche un Raboso che invece avesse anche quel fascino un po’ del passato. L’assaggio del loro Raboso DOC è un connubio fra l’aver risaltato le qualità nobili del vitigno e al tempo stesso avergli lasciato un po’ del suo “antico splendore”. C’è un bella profondità, un timbro asciutto, quasi pastoso, ben equilibrato dalla sua acidità grintosa, un po’ di rustico. Mi piace!

Raboso Sandre

Questo vitigno così familiare per me al tempo stesso so che non finirà mai di stupirmi per le incredibili emozioni che sa regalare nel calice. Un assaggio raffinato che a mio avviso non teme il confronto con altri grandi vini rossi, e che anzi meriterebbe di essere approfondito di più!

E voi quanto conoscete il Raboso?

 

Alla prossima!

 

Credit locandina in copertina: AIS VENETO

Alla Corte del Raboso AIS Veneto 2023