Il bianco di Custoza, un vino da riscoprire
Uno dei miei vini bianchi veneti preferiti è il bianco di Custoza, poco conosciuto, ma capace di regalare belle emozioni anche nel tempo. Eppure si tratta di un vino che può essere ottenuto da un blend molto variegato di uve. Garganega e Trebbiano toscano fino a un 40-45%, poi Trebbianello, Fernanda, ma anche Malvasia, Riesling italico, Pinot bianco, Chardonnay e Manzoni bianco fino a un 30%. Forse un po’ per questo viene dimenticato, perché non è frutto di un uvaggio più classico, o l’espressione di un particolare vitigno.
La sua personalità è tuttavia quella di un bianco che nella sua versione base offre una gradevole spinta aromatica, mineralità, morbidezza e sapidità. Lo si beve con piacevolezza, è un vino comfort e un po’ sbarazzino ma affatto banale, che tuttavia cambia quasi totalmente impronta quando lo si degusta nella versione Superiore. L’affinamento dona infatti al Custoza maggiore struttura e complessità, ed è forse qui che il tanto curioso mix di uve impiegate trova un senso. Avere “in squadra” vitigni quali Garganega, Trebbiano, Riesling e Manzoni per esempio, fa già ben sperare che ci siano le carte giuste per spingere un bianco anche oltre il gettonatissimo (e sbagliatissimo) “bevilo entro due anni“.
Ho condotto un personale esperimento mettendo via ben 4 annate di un Custoza Superiore che amo molto, ovvero l’Amedeo di azienda Cavalchina. Vi rimando a questo link per dettagli sulla scheda tecnica molto interessanti! Per la prima volta ho quindi anche testato il potenziale effettivo di questo vino, e la soddisfazione è stata tanta.
L’occasione giusta: una verticale per Vino spensierato!
L’occasione giusta per aprirle è stata una serata organizzata da me è il mio amico “Patty” Patrick Zanon, titolare dell’enoteca Patrick’s winery di Cittadella, in occasione di un appuntamento che abbiamo intitolato “Il vino spensierato”. Una iniziativa condotta in tre serate con cui abbiamo puntato a comunicare il mondo del vino con un approccio tecnico ma fruibile ai più semplici appassionati, creando delle occasioni di degustazione che ci sembravano stimolanti e coinvolgenti. Portare una verticale di bianchi era un’idea che ci gasava tantissimo! Credo fortemente che le degustazioni verticali siano fra le esperienze più formative e appassionanti. Ti consentono di esplorare il potenziale di un vino e di un territorio, e porre magari confronti proprio fra le sfumature delle diverse annate. E credo che sia un tipo di esperienza fruibili anche ai meno “esperti”, perché l’importante quando si vuole conoscere il vino è anzitutto avere un approccio di curiosità e messa in moto dei propri sensi. E’ stato davvero bellissimo poter guidare questa degustazione!
Una verticale emozionante
Le annate in degustazione erano le seguenti: 2015, 2016, 2017 e 2018. A cominciare da quelle più giovani, abbiamo indagato ogni calice con curiosità e attenzione. Io e Patrick avevamo perfino coperto le bottiglie per aumentare l’effetto “sorpresa” per cui solo in finale abbiamo rivelato di che vino si trattasse e condotto varie riflessioni sull’età delle varie bottiglie. Ma intanto abbiamo viaggiato tra sentori e sapori davvero notevoli!
2018
Il primo impatto olfattivo è stata un’esplosione di note minerali e sulfuree. Se avessimo potuto descrivere con “vulcanico” questo vino, sarebbe stato appropriato, anche se di solito si usa questo termine riferendosi a un territorio. Il territorio del Custoza non ha tuttavia origini vulcaniche come il non molto lontano territorio di Soave, e presenta una connotazione prevalentemente calcarea. Grazie all’impronta calcarea i vini maturano sentori sapidi e minerali.
La spinta minerale e sulfurea davano una bella grinta e personalità a questo vino, lasciando via via note più morbide ma sempre di carattere più vegetale. Anche al palato aveva un bel carattere deciso, asciutto ed equilibrato ma anche abbastanza strutturato. Ottima persistenza finale.
2017
La 2017 ha offerto nuovamente complessità e struttura, sebbene forse un pelo più equilibrate rispetto alla 2018. Predominanti questa volta i sentori più fruttati rispetto a quelli minerali. Note di fiori e frutta a polpa gialla matura, nocciole tostate, un tocco quasi mediterraneo di lavanda. Palato sempre ampio e avvolgente, di buona struttura.
2016
Arrivati alla 2016, ci siamo trovati di fronte a un vino meno “esplosivo” e dotato di maggiore finezza ed eleganza. I sentori più garbati e fini, il gusto sempre più bilanciato. Qui un perfetto connubio fra mineralità e sentori più sul frutto e sul vegetale, con note anche di foglia di olivo e nespola. Io e Patrick ancora non potevamo svelare di che vino si trattasse, ma nel frattempo era interessante coglierne le sfumature e anche come filo conduttore l’insieme di caratteristiche che rendevano il Custoza un vino sempre più intrigante.
2015
La 2015 è in finale risultata forse l’annata più equilibrata fra tutte. Se l’avessimo degustata singolarmente e senza mascherare la bottiglia, avrebbe da sola rivelato quanto il Custoza possa essere un vino su cui investire un po’ di attenzione in più. Non è da tutti i bianchi giungere a quasi 8 anni di affinamento in bottiglia senza quasi risentire del tempo che passa, ma il Custoza è uno di quelli.
Ampio, intenso, fine e dalla complessità ricamata e soave. Un gran vino!
…la chicca finale!
A chiudere definitivamente questa intrigante degustazione verticale c’era infine il bianco di Custoza passito sempre di azienda Cavalchina, annata 2014. Qui nessun confronto, ma ugualmente tanta soddisfazione! Un passito piacevole ed equilibrato, non stucchevole, dagli intensi e fini sentori di zagara, acacia e mandorla, davvero ottimo.
Abbinamenti
Il bianco di Custoza è tendenzialmente un vino che ha l’ulteriore qualità di essere abbastanza versatile in fatto di abbinamenti. Quindi giocare anche un po’ con le sfumature che può avere dopo tot affinamento è stato altrettanto curioso e stimolante ! I piatti da noi proposti erano: una tartare di zucca e avocado, una tartare di carne, un bis di uovo sodo ripieno di salsa tonnata e salsa avocado. Le valutazioni finali ci hanno portato a considerare che con la tartare di zucca l’annata migliore era la 2016, anche se pensavamo di azzeccare l’abbinamento con le annate più giovani. Queste ultime tuttavia, avendo una personalità gustativa abbastanza incisiva, si sono prestate meglio all’abbinamento con la tartare di manzo e il bis di uova. Interessante invece come la 2015 fosse quella più bilanciata anche in fatto di abbinamenti, in quanto sposava bene un po’ tutti!
Felice di aver condotto e al tempo stesso preso parte a questa degustazione, ho scritto volentieri questo articolo per soffermarmi su un prodotto del nostro territorio di cui possiamo davvero andare fieri. Con la speranza di avervi incuriosito, fatemi sapere se anche voi avete mai degustato un bianco di Custoza!
Alla prossima!