Q&A
Vikas Swarup è l’autore di Le dodici domande, protagonista del mio nuovo articolo di oggi per la rubrica Abbinamenti libro-vino. Un libro che ho scelto totalmente a caso fra gli scaffali della biblioteca, lasciandomi ispirare dalla trama riportata in copertina. Si tratta del primo libro edito da questo autore, il cui titolo originale è Q&A, e ha ispirato il film The Millionaire, vincitore di 8 premi Oscar.
Ram Mohammad Thomas, è il giovane protagonista del romanzo, che all’inizio del libro è arrestato perché colpevole di presunta truffa. Ram ha infatti partecipato a un noto quiz televisivo, portando a casa una vittoria stellare di ben 1 miliardo di rupie. Ma come poteva sapere davvero tutte le risposte proprio lui? Un cameriere diciottenne che sicuramente non è neanche andato a scuola o ha studiato sui libri? E che interrogato su domande di cultura generale ben più semplici non sa effettivamente rispondere? Lo scandalo deve essere messo a tacere: Ram non può incassare la vincita, e tantomeno “passarla liscia”. Ma per non creare sospetti, gli agenti fingono anzitutto di svolgere un regolare interrogatorio, dove però ne approfittano per torturare il giovane.
Ma Ram è fortunato. Una giovane avvocatessa irrompe nel bel mezzo dell’interrogatorio e dichiara di prendere la difesa legale del giovane. Anche lei lo interroga: pur credendo al giovane, trova anche lei insolita la sua vincita, dal momento che lui stesso sostiene che non avrebbe saputo rispondere ad alcuna domanda. Ma può anche provare di non aver affatto truffato, e comincia così a raccontare quali eventi o storie della sua vita erano incredibilmente legate alle domande del quiz. Come andrà a finire?
Perché mi è piaciuto
Vado direttamente al sodo e vi spiego perché mi è piaciuto questo libro! Ho letto Le dodici domande praticamente tutto d’un fiato, coinvolto da una storia dove presente e passato sono alternati con intrecci incredibili e dinamici. Ci sono scene che istigano meraviglia e stupore, profondità, ma anche scene dove l’India moderna è colta anche nelle sue sfumature più amare e critiche. Non mancano infatti riferimenti più aspri a temi come lo sfruttamento minorile o della prostituzione, nonché al degrado sociale e alla forte miseria di alcune classi sociali. In alcuni punti del libro rimani quasi scioccato, inerme, e pensi “sto davvero leggendo queste cose”? Perché anche se si tratta di un romanzo, non ti senti tanto distante dalla realtà. Quella un po’ scomoda, che magari seguiamo distrattamente da telegiornali o dalla televisione. Lo stesso autore per scrivere Le dodici domande si è ispirato a un articolo di giornale che denunciava il fatto che molti bambini abitanti nelle baraccopoli possedessero tuttavia moderni cellulari.
Nonostante ciò, Vikas Swarup scrive con una penna carismatica e sensibile, a tratti perfino ironica, che rende fruibile la lettura in tutte le sue sfumature. Fa soprattutto riflettere su quanto spesso siamo vittime di una società che si definisce moderna, ma che trascura ancora troppe cose, alimentando disuguaglianza ed egoismo. Il suo è un romanzo che non ci sta a far tacere il degrado, ma che offre al tempo stesso un lieto messaggio di positività. Il protagonista è colui che non cede alla cattiveria e alla ingiustizie della vita, e la affronta con coraggio e determinazione, facendo di tutto per riscattare un futuro migliore.
Il vino
Ho letto Le dodici domande più o meno in coincidenza con la scoperta di un produttore di Champagne inedito per me, G. Richomme. Pensando in effetti a quale vino avrei potuto raccontarvi insieme a questo libro, ho pensato che uno Champagne ci stesse bene! Per me è un vino che per molto tempo non ho saputo affrontare. Dapprima non ero affatto amante delle bollicine, poi ogni volta che ne assaggiavo uno mi sembravano sempre troppo diversi, non riuscivo a fissare alcuna sfumatura. Pirla! mi sarei detto più avanti…Come potevo trascurare il fatto che un territorio così vasto come la Champagne non possa offrire invece molte sfumature? Allora ho cominciato a prestare più attenzione, a non essere frettoloso, a cercare soprattutto quale stile (se di stile possiamo parlare) di Champagne potesse incontrare meglio il mio gusto. Alla fine ho cominciato ad annotare qualche sensazione che più amavo trovare nel famosissimo spumante. Le note di burro, la fragranza, la tostatura, fra le mie preferite. Qualità che ho cominciato ad associare ai blanc de blancs, e soprattutto quei meravigliosi Chardonnay in purezza prodotti nella Côte de Sézanne.
Ed eccovi quindi La Fusionelle, 100% Chardonnay che ci introduce allo stile Richomme con un bel piglio di eleganza e raffinatezza. Con almeno 36 mesi sui lieviti, nel calice offre un colore paglierino intenso e vivace, bollicina fine che si conferma anche al palato. I profumi sono fragranti e intensi, con note di nocciola tostata, sfumature vegetali, e una lieve parte cremosa e stuzzicante. Una bella mineralità alterna le parti più morbide e avvolgenti di questo calice, che si fa degustare davvero piacevolmente.
Per me il mondo Champagne è ancora assolutamente in divenire, ma sono soddisfatto perché da ignorante e ostinato qual ero nei suoi confronti, ho imparato lentamente ad apprezzarlo e a costruire un piccolo bagaglio personale.
Sono decisamente aperto quindi a confronti e proposte nuove !
Fatemi sapere le vostre, alla prossima!