Bianchi invincibili

Chi mi conosce sa che una delle prime cose che sostengo quando si tratta di vini bianchi, è che è sempre più necessario abbattere il pregiudizio circa la loro “non” longevità! Alcuni vini bianchi possono infatti sfidare il tempo senza paranoie, regalandoci semmai anche a distanza di molti anni assaggi incredibili.

Uno di questi bianchi che ho avuto occasione di assaggiare (ben due volte quest’anno!), è un Lugana datato, pensate un po’, al 1999! L’assaggio arriva dall’azienda Cà Lojera, una realtà collocata nel cuore del Lago di Garda, che con questa bottiglia ha investito e creduto nel potenziale di uno straordinario vitigno come la Turbiana.

Cà Lojera e l’Annata storica

L’azienda nasce negli anni ’90, con Franco e Ambra Tiraboschi, che da subito investono e credono nel potenziale di un terroir fertile e adatto alla produzione di una variegata proposta vini. Ma è soprattutto un terroir perfetto per coltivare il vitigno più rappresentativo della zona, la Turbiana o Trebbiano di Lugana, in grado di dare bianchi di notevole spessore.

La famiglia Tiraboschi lo sa, e proprio per questo lo celebra creando un bianco destinato ad essere davvero invincibile nel corso del tempo.

Annata storica 1999, un Lugana sopraffine prodotto a partire da uve raccolte manualmente e vinificate in bianco in legno, e che sosta in barrique per un anno prima dell’imbottigliamento.

Assaggiato dopo ben 22 anni, ecco cosa ha rivelato nel calice!

22 anni e…

L’assaggio è spaziale, ma per procedere a coglierne le diverse sfumature, occorre prenderlo con pazienza. Il Lugana Cà Lojera alla volta del suo 22esimo anno, si rivela nel calice con un colore dai riflessi dorato-ambrati, luminosi e ancora ricchi di vivacità. I profumi sono quelli che si aprono più lentamente, al contrario dal gusto, più deciso sin dal primo assaggio, ma non tardano a soddisfare il degustatore più esigente.

Un bel ventaglio di sfumature di frutta gialla matura, candita, fiori gialli e macchia mediterranea, note iodate e minerali, un leggero sulfureo. Seguono ancora sfumature fruttate stavolta di agrumi, leggera nota di affumicato sul finale.

Al palato risulta deciso ma armonico, leggermente vellutato, di ottima freschezza e sapidità, media persistenza.

La bella sensazione è data non dal primo calice, ma dai seguenti, quelli in cui un vino così grande si fa sempre meno “timido” e rivela con sempre più franchezza le sue carte.

Assaggiato con

Il Lugana Cà Lojera con tutta la sua storia alle spalle si colloca come bianco di buona struttura e intensità, ed è destinato ad accompagnare portate dai sapori anche decisi.

Personalmente l’ho abbinato con un arrosto di coniglio con patate, un piatto all’apparenza semplice ma dove l’intensità della carne di coniglio ha incontrato egregiamente la struttura e i sapori del vino. Prossima sfida sarà abbinarlo invece alla carne di agnello! Interessante sarebbe altrimenti provarlo anche con una cucina un po’ speziata come un buon piatto di paella.

 

Quali sono stati i vostri assaggi migliori in tema “bianchi invincibili”??

 

Alla prossima!