Vini del Pinerolese
Cari amici, che cosa conoscete del Pinerolese?
Anzitutto, scopriamo dove ci troviamo se nominiamo Pinerolese. Siamo in Piemonte, una delle regioni più ricche a livello di produzione di vino, che sforna soprattutto grandissimi vini rossi, ma non solo.
Durante l’ultima edizione del Vinitaly ho avuto l’occasione di parlare con Luca Trombotto, Presidente del Consorzio vini del Pinerolese, e conoscere meglio questa zona vitivinicola. Ed è proprio facendomi una chiaccherata con lui che ho compreso perché la grandezza di una regione come il Piemonte non sta solamente nei pluripremiati Barolo e Barbaresco, o in stuzzicanti Arneis o Barbera.
Basta infatti spingersi a Pinerolo, quasi al confine con la Francia, per trovare un’altra piccola fonte di ricchezza. Un piccolo patrimonio ampelografico trova proprio qui le sue radici: già nell’800 questa zona contava almeno 200 vitigni autoctoni!
Ed è sempre qui che ritroviamo nomi insoliti come Blanchet, Doux d’Henri, Ramiè…
Ero troppo contento di questo approfondimento per non parlarvene!
Andiamo quindi a conoscere più da vicino il Pinerolese.
Dalle dolci colline ai muretti a secco
Non è facile fare il vino, ma in alcuni casi è più difficile che in altre zone. Qui nel Pinerolese si pratica viticoltura eroica, tanto le condizioni arrivano ad essere estreme e difficoltose per la gestione della vite. Si passa dalle dolci colline ai muretti a secco, che pure svolgono un contributo prezioso agendo da volano termico.
Eppure i risultati e le soddisfazioni ci sono. Oltre ad alcuni vitigni autoctoni più unici che rari, troviamo una produzione di altri vitigni come Barbera, Nebbiolo e Dolcetto.
Mentre studiavo come aspirante sommelier, ricordo che a leggere la rarità del vitigno Doux d’Henri mi aveva scoraggiato perché pensavo che non sarei mai riuscito ad assaggiarlo. Sono contento di essermi ricreduto e soprattutto di aver trovato lo stimolo a non darmi per vinto e cercarlo per poterne parlare!
Perché dovremmo bere o conoscere i vini di una zona come il Pinerolese, se il Piemonte ha altri “big” da offrire? Mi sono dato due risposte.
La prima è puramente da appassionato: non ho voglia di limitare la mia conoscenza solo ai vini della mia zona o di poche altre!
La seconda è più culturale. Non potrei paragonare i vini di questa zona ai più complessi Barolo e altri vini importanti del Piemonte. Non sarebbe giusto, e in ogni caso non avrebbe senso perché sono vitigni che si esprimono diversamente nel territorio di origine.
No, la risposta è che conoscere i vini di zone meno conosciute come quella del Pinerolo ci permette di renderci consapevoli di un patrimonio e una ricchezza veramente unici. Molte volte ci intestardiamo a pensare che i “vini buoni” si trovino solo in alcune parti del mondo che ora godono di una popolarità anche meritata, ma a volte quasi scontata. Lasciarsi trasportare anche dalla curiosità e dalla voglia di conoscere invece, spesso ci permette di trovare delle vere e proprie chicche uniche nel loro genere!
La mia esperienza con Cantina La Rivà
Luca Trombotto mi ha parlato del Pinerolese dandomi anche la possibilità di assaggiare i vini della sua azienda, ovvero La Rivà.
Voglio condividere con voi alcune note degustative che mi sono segnato in fase di assaggio, mentre mi è capitato di conoscere per la prima volta alcuni vini del tutto inediti per me.
Blanchet
Vino bianco dal colore molto pallido, con qualche riflesso verdolino. Nonostante i suoi 13.5°, grado alcolico che comincia a farsi interessante per un bianco, è un vino molto fresco e ricco di acidità. Il vitigno Blanchet è di buona fertilità e vigore, anche se è abbastanza difficile produrlo. Da non confondere con varietà dal nome simile come la Bianchetta genovese, si parla di questo vitigno già dall’epoca pre-fillossera.
Doux d’Henri
Si chiama così poiché, secondo leggenda, Re Enrico VI di Francia nell’assaggiarlo lo trovò incredibilmente dolce, tanto che i viticoltori locali lo ricordarono con questo nome! Questo vino ha un colore abbastanza pallido, e si esprime con un bell’impatto fruttato, fragola e sentori vinosi. Non è molto complesso, è abbastanza morbido e va bevuto fresco e giovane. Nel Pinerolese trova habitat giusto in quanto grazie ai terrazzamenti gode di esposizione ideale.
Ramié
Questo vino è un’autentica chicca, e pensate che rappresenta la più piccola produzione per una DOC italiana. Rientrano nella sua composizione i vitigni autoctoni Avanà, Avarengo, Chatus e Becuet. Il suo nome è invece risalente al Medio Evo, quando per impiantare i primi vigneti vennero disboscati alcuni folti boschi (ramiè=castata di rami).
Un vino di montagna, rustico ma dai profumi molto morbidi, mentre il tannino è fresco e deciso.
Dolcetto
Anche questo vitigno, più diffuso dei precedenti, è storicamente presente nel Pinerolese. Qui la filosofia produttiva è quella di ottenere dal Dolcetto vini freschi e giovani, quotidiani e versatili. Quello prodotto da Luca mi ha colpito soprattutto al naso, dove non sono mancati sentori particolari come il tartufo e le spezie dolci, che normalmente mi aspetterei da vini più evoluti.
Pinerolese rosso
Ottenuto da uve Nebbiolo 100%, è un vino che fa 8 mesi di rovere di terzo passaggio. Al naso è complesso, i terziari sono abbastanza presenti con anche una nota di china. In bocca è lungo, complesso, ricco di una bella acidità finale.
Barbera
Mi meraviglio sempre della versatilità di questo vitigno, che anche qui nel Pinerolese si adatta perfettamente e si esprime a suo agio. Giovane e fresca, morbidona, e con una discreta complessità al naso.
Malvasia moscata
L’ho assaggiata per ultima nonostante il nome possa ricordarvi un vino dolce. Luca interpreta questo vitigno con una proposta giovane e fresca. Si presenta come vino dal residuo zuccherino contenuto, e che quindi nonostante i profumi addolciti nelle note di miele e frutta gialla, è ancora abbastanza secco in bocca. Caldo e complesso, morbido nel finale.
Come vedete in appena mezz’ora ho potuto arricchirmi di un vero e proprio patrimonio culturale! Il mio interesse per questa zona tuttavia non si esaurisce qua, perché ho ancora tanto da scoprire a riguardo e spero di poter scrivere ancora sul Pinerolese e i suoi tesori.
Nel frattempo spero di avervi dato la possibilità di approfondire a vostra volta questa parte di territorio che merita di essere conosciuta e valorizzata.
Alla prossima!