Rotolando verso Sud
Questo titolo mi fa un po’ venire in mente quei pranzi leggendari tipici del Sud dove si sa quando si inizia a mangiare ma non quando si finisce. Invece qui è il vino a farci rotolare in Calabria, più precisamente per scoprire l’azienda Barone di Bolaro.
Barone di Bolaro è un’azienda collocata a Pellaro in Reggio Calabria, dove è anzitutto il territorio a definire il carattere dei loro vini. A farla da padrone soprattutto la brezza marina e l’ottima esposizione solare, nonché un’impronta mediterranea ricca e variegata.
Pensiamo a una Calabria dipinta di peperoncino, capperi sotto sale e frutta essiccata al sole, senza scordarci di qualche tocco di ‘nduja a rendere vivaci i piatti. Anche i vini di Barone di Bolaro risentono di tutti questi colori, e il risultato è un bel ventaglio di sfumature racchiuse a partire dalle varietà di uve trattate dall’azienda.
Greco bianco, gaglioppo, calabrese, malvasia...Tutti nomi che già mi stuzzicano la curiosità per la voglia di conoscere come questi vitigni si esprimono nei vini. La volontà dell’azienda nel voler portare dei vini buoni sulle nostre tavole comincia proprio da questi vitigni, e dalla scelta di direzionarsi sulle varietà locali, cercando di valorizzarle al meglio.
Vi avevo già accennato a questa cantina in un precedente articolo, ma oggi voglio parlarvi di due vini in particolare che a mio parere ben identificano il territorio.
Ricordo bene le prime parole che mi ha detto Pasquale Nello, direttore commerciale per Barone di Bolaro : volete assaggiare un po’ di Calabria?
Come dirgli di no?
Cirò Rosso Classico Superiore DOC
Una vecchia leggenda tramanda che il Cirò Rosso fosse un vino offerto ai tempi delle Olimpiadi ai vincitori. Oggi è forse il vino calabrese più conosciuto, ed assaggiarlo è stata per me una piacevole sorpresa!
Barone di Bolaro seleziona le migliori uve di gaglioppo per poi farlo affinare 12 mesi. Un calice di questo vino si traduce in un colore spettacolare, profumi intensi e sapore ricco. Prima nota positiva: la presenza alcolica si fa sentire, ma è ben bilanciata, in quanto l’alcol non sovrasta. Questo consente di apprezzare tutte le altre qualità organolettiche di questo vino. Corpo, mineralità, tannino piacevole. Un vino che non scompare in bocca, dalla persistenza piacevole e non invadente.
Un Cirò da accompagnare a primi piatti saporiti e portate a base di carne abbastanza succulente.
Greco bianco passito “Kalavrìa”
Chi mi conosce sa che difficilmente acquisto un vino passito perché non ne vado matto e sono molto selettivo a riguardo. Ebbene, dopo aver degustato il Kalavrìa di Barone di Bolaro sono rimasto molto colpito!
Il suo nome ci riporta un po’ nell’antica Grecia, e quasi con un gioco di parole, potremmo ad oggi definire questo vino passito un po’ come un “nettare degli dèi”.
Frutto di uva raccolta a vendemmia tardiva e fatta appassire al sole, ecco un perfetto vino in cui si sente tutto il calore dolce della terra da cui deriva. Qui la varietà impiegata è il greco bianco, un vitigno che ha una storia e origine abbastanza antiche, e che oggi viene valorizzato a pieno nel Kalavrìa di Barone di Bolaro.
L’esplosione di sentori di arancia e agrumi è immediata e anche abbastanza persistente. Sembra di avere costantemente sotto il naso una scorza di arancio, ed è una nota stuzzicante e piacevole. Seguono altrettanto stuzzicanti sentori di miele e albicocca secca, mineralità abbastanza accentuata, e un’immagine di sole calabrese che scalda l’animo. In bocca è piacevolmente pieno e morbido, ma altrettanto delicato, non pastoso o stucchevole, sempre molto ben equilibrato.
Un abbinamento curioso e molto gradito lo abbiamo azzardato, soddisfatti del risultato. Insieme a un sorso di questo passito abbiamo infatti assaggiato un’ottima caciottina locale col…peperoncino!
Incredibili le sfumature di sapori, di percezioni e soddisfazioni.
Che altro dire se non…andiamo a trovarli anche in Calabria??
Alla prossima!
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